giovedì 3 marzo 2011

Nucleare vs Rinnovabili: il potenziale energetico dallo sfruttamento delle correnti nel solo stretto di Messina è pari a quello di 20 centrali atomiche di media produzione

Riassumo da Wikipedia un aricolo ben informato che fa riferimento a fonti autorevoli.
La potenza degli impianti nucleari varia da un minimo di 40 MW fino ad oltre un gigawatt. Le centrali più moderne hanno una potenza compresa tra i 600 MW e i 1600 MW.
La vita operativa di una centrale nucleare attuale è in genere intorno ai 25-30 anni. Le centrali che si progettano attualmente possono arrivare a 60 anni di operatività. Al termine di questo periodo l'impianto va smantellato, il terreno bonificato e le scorie stoccate adeguatamente.
Per quanto riguarda i consumi, una centrale nucleare "media" da 1000 MWe necessita all'incirca di 30 tonnellate di uranio arricchito all'anno o 150/200 tonnellate di uranio naturale. La produzione di questi quantitativi di uranio presuppone l'estrazione grandi quantitativi di roccia e l'uso di ingenti quantitativi di acidi ed acqua.
Per quanto riguarda il rendimento termodinamico, le centrali nucleari hanno una bassa efficienza di conversione del calore in energia elettrica. Infatti solo una parte variabile dal 30% al 35% della potenza termica sviluppata dai reattori è convertita in elettricità. La conseguenza di ciò è la necessità di dissipare enormi quantità di calore in atmosfera, in fiumi o in mare, con un fabbisogno di acqua di raffreddamento veramente molto cospicuo. Ad esempio in Francia il raffreddamento delle centrali elettriche nel 2006 ha assorbito 19,1 miliardi di m3 d'acqua dolce, cioè il 57% dei prelievi totali d'acqua del paese; una parte di quest'acqua, il 93%, viene restituita ai fiumi, mentre la quota consumata (cioè utilizzata in torri evaporative) ed emessa in atmosfera rappresenta il 22% (1,3 miliardi di m3) di tutta l'acqua consumata in Francia.

Dal sito del bollettino università e ricerca si trova un articolo che descrive un vecchio progetto - elaborato dai dipartimenti di meccanica, energia e informatica dell'Universita' della Calabria - che utilizzando una serie di particolari turbine, denominate ''chirali'', da installare sul fondo dello Stretto ipotizza l'erogazione di una potenza pari a 15.000 MegaWatt.
Il tutto chiaramente con un impatto ambientale minimo, nessuna produzione di CO2, nessun problema di smaltimento di scorie radioattive, nessun consumo di territorio e acqua, costi di gestione assolutamente inferiori a quelli del nucleare.


Controllate pure su www.bur.it

1 commento:

  1. Ho letto di quel progetto sulle correnti, come molti altri simili: il mondo delle rinnovabili è sterminato, quasi inesplorato, e fruttuosissimo, ma servirebbe una ricerca potenziata per poterlo far emergere; la politica ancora invece, in gran parte, si prostra alle lobby del petrolio o dell'uranio, che dovrebbero essere banditi da anni, vista la loro nocività...E la ricerca subisce tagli continui...

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